giovedì 27 novembre 2008

venerdì 31 ottobre 2008

Il sito Archeologico di Biddaepedra


In Sardegna, nell’alta Marmilla, esiste e persevera da millenni un sito straordinario conosciuto ai nostri giorni col nome di BiddaePedra ovvero la Città di Pietra.
Una Altopiano basaltico modestamente accennato, ma dominante nell’estensione del territorio. Si eleva al di sopra del mare tra i 180/235 metri. Il tratto dunque prevalentemente pianeggiante si estende per più di 800metri, presentendo vasti terrazzamenti di roccia Basaltica. Tutto il versante a Ovest a meno di 200 metri e costeggiato da un corso d’acqua.
Lo stesso fiume ormai prosciugato, conserva a memoria delle epoche passate, una sponda a parete rocciosa erosa, da quello che doveva essere anticamente un fiume copioso e ricco. Tanto quanto, lungo la costa esistono muri a secco in certi tratti alti anche quattro metri, quasi ad arginare e demarcare il torrente che per gli antichi Sardi era la vita stessa. Lo stesso fiume formando diverse anse intorno all’altopiano basaltico abbraccia l’intero sito per più della meta della sua circonferenza. Le anse si presenterebbero come una sorta di piccolo porticciolo tranquillo per facilitare l’ immettersi direttamente al fiume e luogo dove si svolgevano le diverse mansioni e il lavoro quotidiano.
Sulle tracce dei nostri avi non è limitato e troppo fantasioso affermare che essi furono, Abili navigatori di acqua dolce ma soprattutto dei nostri mari, Possenti guerrieri, ingegnosi costruttori ed esperti metallurgici, di conseguenza un popolo progredito e di forte religiosità. Non è un trionfalismo enfatizzare tutte queste virtù dei nostri avi, ma una giusta restituzione e ricavato posto a quella civiltà che in queste terra e nel Mediterraneo in un periodo cronologico ben definito, incise inesorabilmente la loro fama. Creando in Sardegna uno dei centri più evoluti e Urbanizzato del Mediterraneo.
I Sardi antichi così come altre civiltà, predisponevano il comune senso di concepire l’esistenza almeno in tre o quattro Stadi determinanti.

La realtà della vita terrena ; dove gli uomini e le donne conducevano la loro vita quotidiana liberi di spaziare nella stessa terra assoggettando gli elementi della medesima natura per ricavarne il giusto posto in cui vivere. Le rocce, la terra, gli alberi, i corsi d’acqua, gli animali, tutti fattori fondamentali per l’esistenza stessa. In questo livello intermedio Innalzavano dalla Piano della terra, sostenuti dagli elementi , Rocce lavorate,conosciute come Perdas fittas, o Perdas longas o anche Perdas Ammarmudaras ; visualizzati nel quadro cronologico di questa civiltà, da primi antichissimi Protoantropomorfi agli Antropomorfi sino ad arrivare alle Statue Menhir conosciute anche come Menhir a Stele.
Le ultime, nella parte frontale personificavano rilievi schematici anatomici nell’apicale volto a T in un unico blocco Naso/sopraciglia senza occhi e bocca, e dalla virilizzante arma a doppio pugnale orizzontale in vita con due lame triangolari, e infine dall’emblematico pittogramma pettorale del cosiddetto Capovolto a tridente o a candelabro, nel rovesciato mondo dell’aldilà presente anche nelle pareti interne delle Domus de Janas.
Edificavano i magistrali Templi, i misteriosi Nuraghes per via della sua non ufficialmente riconosciuta identità circa la loro funzionalità. ( Abitativa, Di Difesa, Templi di Culto e di Religiosità, Templi Astronomici, Nuraghi Comunicatori….non sia mai detto che Esso fù comunque un poco di tutto). La loro e stata un’ evoluzione architettonica che eccelleva progressivamente nei secoli ( Ma subì in un secondo periodo anche un degenerazione architettonica non costruivano più ma si limitavano a dei rifacimenti ) conosciuti ai nostri giorni come i Nuraghi a Corridoio o Protonuraghe,a quei Nuraghe a Tholos o a Ogiva fino ad arrivare a quelle Torri nuragiche collegate da bastioni, detti anche Complessi.
Intagliavano direttamente sulla roccia carsica Segni , Coppelle, Figure di vario genere, per diversi impieghi . Di questo ne parleremo ampiamente sulla frazione dell’itinerario di Biddae Pedra a lui dedicato.

Lo Stadio interrato ; era quello destinato agli esseri viventi che lasciavano la vita. I morti seppelliti in questo livello inferiore tornano dentro la terra custoditi dal suolo o dalla roccia stessa. L’arte funeraria dei sardi antichi si arricchisce di una altra dimensione, colma di segni e simbolismi presenti nelle Tombe dei Giganti e nelle Domus de Janas. Le due Divinità (Simboli di Vita ) Dio Padre ( il Dio Toro ) e la Dea Madre adorati dai Sardi fin da tempi remoti, si ripetono scolpiti o dipinti sulla roccia nelle pareti delle Domus de Janas. La stessa strutturazione dell’esedra delle tombe dei giganti raffigura il Toro che giace a terra nel segno del decesso a Forma Taurina. Molto probabilmente la classica Stele Centinata, identificava i Tre stadi. Quello sotterraneo ( con l’ incavo per l’accesso dentro la terra) .La vita Terrena (rappresentata dalla Fascia che interpone i due “specchi”). E quello della Volta Celeste quello che è superiore all’uomo ( rappresentato dallo specchio superiore con la parte finale arcuata. )

Lo stadio ultraterreno ovvero lo spazio celeste ; la dove dimorano i Dei, le forze della natura e quelle soprannaturali. I Sardi Antichi avevano sicuramente una vigile e attenta valutazione sull’osservazione della volta celeste. Il giorno, la notte, il susseguirsi delle stagioni, e il decorrere del tempo negli anni. L’Arco temporale determinato doveva essere Calcolato e misurato attraverso i mezzi di allora affinché lo stesso “Tempo” fosse in loro potere.
Il Sole, la Luna, le Stelle e le loro Costellazioni anch’Esse divinizzate, in qualche modo dovevano essere rappresentate e visionate sulla terra e questo congiungimento ideale con la volta celeste si manifestava attraverso la Roccia.

Il quarto Stadio condiscendeva nel manifestare e “Spettacolarizzare” la Religione e i culti che si praticavano intorno ad esso annessi agli Eventi Astronomici, quello che era superiore all’uomo . Tutto questo aveva un unico scopo, quello di Conservare, Accorpare e rendere molto influente l’integrità della Spiritualità . Nonostante la religiosità per diverse essenze è comune ad altre civiltà del Mediterraneo quella Sarda autoctona e originale si distingue comunque per la sua”Sardità . Il Sole . la Luna , le Stelle e le sue Costellazioni erano venerate e “Spettacolarizzate” attraverso le innumerevoli edificazioni dei Nuraghe che assoldavano anche questo intento. Ma molto prima dei Nuraghe tale compito lo assumeva l’originale e semplici intaglio, direttamente nella roccia realizzando Scanalature, Segni di diversa forma e Coppelle.

Itinerario di Biddaepedra.

Il Nuraghe
Il nuraghe si presenta semisepolto aggredito dalla vegetazione. Il lato a Sud-SudOvest è dominato da un crollo che mette alla luce due camere a Tholos o a Ogiva. Fra le due torri si presenta una nicchia mal ridotta, ma possibilmente si tratta solo di un crollo del fascio murario interno.
Sulla difficile lettura del complesso Nuragico si accenna molto probabilmente anche una sorta di scala elicoidale che arriva ai piani superiori. Di fatto la parte visibile di questa struttura è il piano superiore delle torri. Il nuraghe e costruito interamente con conci semilavorati o parzialmente sbozzati di Basalto e Trachite. I fasci Murari esibiscono l’impiego di molte zeppe nella stabilità di sovrapposizione dei massi . La struttura sembrerebbe comunque realizzata in un unico progetto. E’ possibile che la stessa scala partisse da un piccolo cortile interno.
In ogni caso le volte delle camere interne delle due torri offrono un lodato atto di costruzione per la loro suggestionale conformazione. La torre Minore ha una singolare messa in opera, la base all’ingresso dell’architrave si presenta retto per poi dar forma alla camera semicircolare. In altezza poi si riconnette all’esemplare atto costruttivo della falsa volta,molto probabilmente questo gesto di struttura era vincolato alla stessa scala di collegamento sopraccitata.
Naturalmente solo un scavo archeologico ben organizzato potrebbe restituire la sua vera uniformità .
Il Nuraghe di Biddaepedra è distinto da una peculiarità che ha pochi confronti sull’intera Isola . In un fascio murario è stato inglobato un statua Menhir o Menhir a Stele, da cui si nota la virilizzante arma a doppio pugnale orizzontale con due lame triangolari. Poco distante si trova anche un altro frammento di masso di un altro Menhir a Stele, contrassegnato da una parte del pittogramma pettorale cosiddetto Capovolto a tridente o Candelabro. Molto probabilmente anche questo frantume era incluso nella parte muraria del nuraghe soggetto al crollo. Ma la cosa stupefacente è che esiste un altro Menhir a stele Intatto inglobato nel parametro interno della camera della torre principale. Il Menhir e posizionato nel filare sopra l’architrave a Sinistra. La parte con le incisioni e rivolta verso l’alto dunque essa e occultata dagli stessi massi in sovrapposizione , ma con una buana pila e attenta osservazione si possono notare le incisione e la lavorazione apportate dagli antichi scalpellini Sardi. Sono presenti anche altri frammenti di menhir con i classici simboli, parzialmente sepolti nell’area di Biddaepedra
Questa caratteristica valorizza il prodursi di molte ipotesi e argomentazioni a riguardo della civiltà Nuragica. La realtà oggettiva indiscutibile e certa a credito di tale prova e dalla memoria dell’uomo è che queste vallate sacre comparivano numerosi Menhir purtroppo oggi trafugati.

Ingresso al Tempio
Lasciato il nuraghe si procede verso Nord-Ovest procedendo in leggera salita, nel bordo della sponda del fiume. In questa breve passeggiata attraverso i campi, si possono trovare schegge di Ossidiana e disseminate qua e là si possono rinvenire delle tombe Romane profanate. Difatti sparse nel terreno nei pressi dei Nuraghi, si trovano molti cocci di Embrici funerari,questa ultima considerazione valorizzerebbe ancor più l’ipotesi che gli stessi romani rispettassero le zone sacre degli antichi Sardi tanto da esercitare le loro sepolture.
A un certo punto in questo Altopiano si crea uno sbarramento longitudinale scorgendo a vista un terrazzamento di roccia viva basaltica come se ricoprisse a mantello il terreno stesso. In questa fascia orizzontale, tra lo stacco del terreno e quello della roccia viva, si possono osservare sulla destra una figura circolare intagliata direttamente sulla roccia ipotizzandola come un sorta di piedistallo per l’alloggio di un possibile Menhir. Mentre sulla destra si può visionare un intaglio che assomiglierebbe proprio ad una specie di “Tribunetta “
Dirigendosi verso il tempio camminando su questo manto roccioso si cominciano a intravedere Scanalature, Coppelle, e in particolare una vaschetta quadrangolare con le misure di : mt 1.50 per 80 cm alta 16 cm e altre figure sapientemente lavorate di scalpello dagli antichi “Picaperderis” Sardi.

Il Tempio
Nella posizione più elevata dell’altopiano basaltico si erge una struttura circolare registrando un diametro tra le pareti esterne intorno ai dieci metri Il complesso si presenta sepolto dalla terra dove da padrone, cespugli e alberi della macchia mediterranea nascondo la sua identità. Sulle carte tale sito e registrato come ad un nuraghe Monotorre. Noi, per una semplice comodità l’abbiamo battezzato come il Tempio. Ma non escludiamo l’ipotesi trascinante che questa costruzione sia più paragonabile ad una meglio conosciuta “Capanna delle Riunioni” luogo emblematico dove gli antichi Sardi si radunavano per esercitare i loro culti e gestire il governo del popolo.
A Est e a Ovest del Tempio resistono dei Fasci murari esterni che si dispongono sui tre quattro filari con massi di basalto e trachite di media pezzatura parzialmente lavorati.
Una caratteristica di questa sito è che nel lato a Ovest inglobato nel Fascio murario si scorge un unico masso di Granito messo in buona evidenza tra il basalto e la trachite. La cosa non solleverebbe nessuna commento, se non fosse per il fatto, che in questa zona non esiste il granito e per trovare lo stesso, bisogna allontanarsi dalla zona per almeno un ventina di chilometri. Questa ultima conclusione ci riconduce a formulare l’ipotesi dell’importanza che abbia avuto il fiume che costeggia l’intero sito di Biddaepedra. A giudicare la sua estensione ma soprattutto per la sua costituzione sembrerebbe possibile che esso un tempo sia stato navigabile, rivelandosi come un vero mezzo di collegamento per il commercio ma soprattutto per il trasporto di ossidiana legname e possibilmente anche pietre.
Vicino al “Tempio”esiste un Menhir in Basalto molto particolare si prospetta in tutte la sua parte con molti trafori anche comunicanti. Che sia stata la mano dell’uomo a produrli,non sembrerebbe avere dubbi ; circa la sua funzionalità invece e molto difficile dare una interpretazione.

La volta celeste intagliata nella roccia.

Apriamo questo capitolo coadiuvati da una sana e immensa fantasia per accreditare a questa enigmatica frazione del sito di BiddaePedra una fra le tante possibili letture.
Il buonsenso e la razionalità ci induce quindi, a valutare ed accettare senza remore tutte le possibili ipotesi,anche perché questo settore trasmette sicuramente un alone di mistero. Ma soprattutto, nel primo impatto non legittimano e non concedono una valutazione certa, circa la sua vera funzionalità nel comune senso della vita quotidiana.
Noi abbiamo scelto quello Fantastico. La riproduzione sulla roccia del cielo stellato degli antichi “picaperderis” Sardi. Il motivo è quello più semplice, vale a dire che se i nostri avi fin dai tempi remoti, adoravano il Sole e la Luna per quale motivo non dovevano essere affascinati dall’imperioso e suggestivo cielo stellato ?! La volta celeste che era superiore all’uomo, anche nella notte potesse offrire attraverso le sue costellazioni, il senso di orientamento e la stessa lettura del trascorrere del Tempo.
Superato il Tempio oltre cinquanta metri, risalendo sempre a Nord Ovest si sopraggiunge ad un altro terrazzamento di roccia Basaltica,che per la sua natura si dispone in leggera inclinazione da Est verso Ovest,occupando un area di oltre cento metri quadri.
A un lato appare di nuovo una sorta di “piedistallo” paragonabile alla stessa dell’ingresso al tempio solo che questa ultima si presenta in forma quadrata.
Ed è proprio in questa porzione, che si arricchisce di innumerevoli incisioni direttamente sulla roccia con una varietà di Coppelle a forma rotonda che variano di diametro dai 5 cm centimetri fino ai 35/40 raggiungendo profondità anche di 40 cm. Si evidenziano le Scanalature ( di cui si apprezzano ancora i colpi di scalpello ) dall’aspetto curvilineo formando figure con un estensione di oltre 15 metri. Tra coppelle e scanalature a completare l’intero quadro,si distribuiscono incavature di diversa forma come una sorta di bacili, di cui una a forma triangolare ben evidenziata, dove all’apice del congiungimento dei lati si apre una Scanalatura. Anche altri bacili intagliati sulla roccia presentano la stessa situazione alcune alla base altre all’orlo.
A causa dell’estensione e conformazione del sito, è stato necessario per avere una più ragionevole veduta d’insieme di tutte queste forme e disegni, effettuare i rilevamenti annesso anche all’orientamento geografico. In questo caso sono state prese in considerazione tutte le incisioni ben marcate e distinguibili. Il risultato finale del grafico restituisce la percezione di un lavoro evidente, con uno scopo ben preciso.
Al momento si può solo immaginare accompagnati ancora una volta da una immensa fantasia a distinguere per analogia, dal disegno del grafico, alcune costellazioni.
Quelle delle Scanalature a formare quella del Dragone. Sottostante ad esso unendo idealmente le coppelle si svilupperebbero la costellazione dell’Orsa Minore e quella dell’Orsa Maggiore Mentre l’incavatura a forma di triangolo ricorderebbe la costellazione Cepheus .
Questa spazio intriso di Segni e Figure apparentemente statiche, immobili, vengono movimentate, quando entra in scena l’elemento acqua, il mezzo conduttore e di comunicazione. Come il caso di una coppella superiore che se riempita fino all’orlo comincia a travasare alternativamente altre coppelle in un percorso predefinito. E le stesse scanalature nella loro estensione in certi punti comunicano fra di loro con scanalature meno accentuate, questo e altri scenari completa una sorta di spettacolo.
E molto affascinante osservare questo situazione all’albeggiare e al tramonto quando la pioggia satura tutte i disegni restituendo un riflesso particolare del cielo.

Il Frantoio dell’età Calcolitico………..La Scoperta.

Nella parte occidentale del sito in prossimità della seconda ansa del fiume siamo di fronte ad uno dei più antichi Frantoi del Mediterraneo. Si presume fosse un insediamento del Bronzo Antico e Medio,nato verso la fine del periodo Calcolitico. Un rarissimo punto focale organizzato per la produzione dell’olio d’oliva. Ma non si esclude che in questo sito si esercitasse anche la lavorazione e la produzione del vino,Tinture per tessili,trattamento delle pelli, Rame e ceramiche.
Conosciamo attraverso la letteratura antica, che nell’antichità con l’olio d’oliva si creavano medicinali e profumi,era un sorta di combustibile per alimentare le lampade, impiegato come ungente sacro nella adorazione degli Dei. Il suo utilizzo si espandeva poi sul tessile soprattutto per l’intero processo di lavorazione della lana. Anche Omero testimoniava l’uso dell’olio d’oliva nella fase di Filatura nella Reggia di Alcinoo. Difatti l’olio d’oliva aveva il potere di celare l’odore caprino della lana stessa.
E forse era anche conosciuto (raccogliendo la Sansa per rifornire di combustibile le piccole fornaci ) il suo potere calorico che poteva mantenere il punto di Fusione nella lavorazione dei Metalli e nella cottura della Ceramica.
Questo dimostrerebbe che gli antichi Sardi avevano sorprendenti conoscenze tecnologiche.
La scoperta di diversi Frantoi del periodo Calcolitico intagliato direttamente nella roccia Basaltica dell’Altopiano di Biddaepedra, esalta eccezionalmente, l’ impianto di produzione descritto e citato anche dal Plinio il Vecchio ritenendolo il più antico.
Il primo frantoio è costituito da una prima vasca praticamente rettangolare con gli angoli sapientemente arrotondati profonda intorno ai 25 cm lunga due metri e larga uno. Qui si dava cura all’opera di schiacciamento delle olive attraverso pestaggio con zoccoli o rulli di pietra. Il liquido ottenuto, scendeva attraverso il fondo della vasca in modo naturale a causa della sua inclinazione. Dirigendosi verso il centro della barriera corredata di un foro 9/13 cm per confluire nella attinente seconda vasca anch’essa quadrangolare con le pareti arrotondate profonda da i 35/40 cm lunga 95 larga 85 cm. Questa vasca di contenimento era munita al centro di un più profondo incavo all’incirca sferoidale come sacca di deposito dei detriti.
Poco distante esiste un secondo frantoio più o meno uguale a questo descritto. Si diversifica per misure più ridotte e per la seconda vasca di contenimento che si presenta sferoidale con le misure di 70/50 cm profonda 20 mentre la prima vasca quella di schiacciamento registra le misure di 1.50/90 cm profonda 14. Oltre a queste esistono sparse nel territorio altre vasche di diversa forma per diversi utilizzi.
Questo zona è stata anche utilizzata come cava per l’estrazione della roccia. Difatti lungo il perimetro del terrazzamento basaltico che si congiunge alla terra morbida, sono scarnite mostrando forme di ogni genere. Di cui una in particolare con l’incompiuta estrazione di un masso quadrangolare. Ma molto altro ancora si potrebbe scoprire con degli accurati scavi archeologici.
Resta di fatto che questo sito,valorizzerebbe ancor più l’ipotesi che sia stato perennemente frequentato fin dai tempi remoti.
Di quella antica Civiltà Sarda che attraverso gli Intagli direttamente sulla roccia e il costruire con lo stesso elemento, fissarono indelebilmente in questa Isola, in modo capillare la loro integrità di popolo Fiero ed Evoluto.




Granitu Sardu

lunedì 3 marzo 2008

I nuraghi templi o Fortezze?


I nuraghi… Templi. o Fortezze ?

Tutto fa credere che nella sua realizzazione il monumento del nuraghe esprime un valore altamente simbolico e la stessa rappresenta la costante costruttiva nell’erigere alti edifici con ingressi architravati o voltati a carena, sale voltate a cupole a ogiva di dimensioni eccezionali le misteriose nicchie delle sale delle torri, la scala a spirale, l’architrave isodomo.
Le sue planimetrie progettuali di costruzione identificano che l’uomo nuragico conoscesse il cerchio,il triangolo,il quadrato ,il rettangolo,la spirale. La alta conoscenza della matematica,geometria astronomia unita all’ingegno architettonico diedero inizio a queste fantastiche costruzioni…Il Nuraghe. Questo complesso costruttivo troverà pochi esempi nell’architettura nell’intero mediterraneo .
Guardare un nuraghe suscita il primo pensiero…..come i nostri avi erano dotati di un immenso genio e un lodato impegno nella lavorazione del materiale e la sua messa in opera.
Una simbiosi dell’uomo con il suo Ambiente.
L’elemento primario per la costruzione sono i massi Basaltici o Granitici sapientemente lavorati dai nuragici con pietre più dure come la diorite o quarzi ….molto presenti in Sardegna e soprattutto l’alta reperibilità nel posto di questi materiali. Altri primari elementi per lo svolgimento delle attività umane erano…l’Acqua, gli alberi, la terra, le rocce………e quanto altro.
I sardi nuragici conoscevano bene la” ruota “ tutto il loro mondo era basato sulla forma circolare. Circolare sono le basi in cui si fonda la torre,circolari erano le ceramiche, lo stesso scudo adottato da i guerrieri era circolare. Da qui a poco si arriva al Verricello…….dunque una robusta e adibita impalcatura, una nerboruta fune di canapa o lino presente in Sardegna, il neonato Verricello (ligneo o bronzo),buoi aggiogati per il tiraggio…….. da tutti questi ausili conformi all’epoca…….. nasce un più consueto ed efficace capire mentale di massi collocati ad una certa altezza……ipotesi non azzardata.
La bellezza e la simultanea estetica con l’alta stabilita architettonica conferisce alla costruzione tecnologica nuragica un prestigio con un alone di mistero. Il nuraghe con tutti i suoi spazi simbolici che funzione Avessero? Ma soprattutto che Significato......L’uomo per comprendere deve concretizzare tutte le cose ,che esse siano materiali o spirituali …..Finchè sia per l’uomo il ricavato posto, l’ambiente sincero il punto concreto in cui vivere e crescere.
La civiltà nuragica costruiva con i massi ciclopici poiché lo stesso ambiente lo suggeriva perchè le pietre sono le montagne le creste rocciose…….tutto ciò che simboleggia la stabilità, il perpetuo la presenza dominante,la spiritualità Il nuraghe lo rappresenta.
La scrittura della civiltà nuragica è lo stesso nuraghe, i templi a pozzo,le tombe dei giganti……tutti questi manufatti hanno lasciato un indelebile segno di concreta simbologia e “Scrittura muta” come le stesse pietre…..tutto sta nel comprendere tutte queste svariate forme con una simbologia intrinseca della cultura architettonica nuragica,
L’architettura dei nuraghi e caratterizzata sempre da le stesse tipologie di rappresentazione e stile Forma tronco conica,volte a agiva, le scale a spirale, le sale le nicchie e soprattutto il suo orientamento astronomico. Ma benché sia siano simili apparentemente, tutte le costruzioni si differenziano per progetto e struttura.
I nuraghi della Sardegna sono suddivisi in tre tipologie di costruzione:
I pseudonuraghi comunemente chiamati a “corridoio”la sua planimetria si presenta sovente di forme ellittiche o circolari possono essere dotati di uno o più ingressi e uno e più corridoi realizzati con la tecnica architravata in certi casi anche a carena spina di pesce. L’altezza della costruzione è limitatamente alta.
I nuraghi monotorre sono invece edifici più nella loro fattezza all’interno possono presentare più piani caratterizzato sempre da ingressi a volta o architavato la scala a spirale le sala voltata a ogiva con un a o più nicchie o nessuna.
I nuraghe complessi polilobati presentano sempre al centro della struttura il nuraghe monotorre semplice al quale poi sono state aggiunte altre torri nel suo perimetro congiunte poi da cortine murarie. Tuttavia ci sono numerosi complessi polilobati costruiti in un unico progetto di realizzazione ( nuraghe Diana )
Sugli 8000 nuraghi censiti e diffusi in Sardegna il numero dei nuraghe monotorre e uguagliato dai complessi polilobati.. Quasi al 50 per cento. La pratica comune di costruzione è sistematicamente coerente sia nel cento , sud ,nord isola
I nuraghi dunque nei suoi progetti di costruzione architettonica, è caratterizzato dalle stesse morfologie, dalle stesse tipologie…..come se rappresentasse l’appartenenza ad una unica specie.
Lo schema costruttivo ripetuto dal nuraghe e rassomigliante alle cicliche costruzioni delle chiese cristiane del medioevo ………. dunque, se il nuraghe fosse una struttura militare di difesa, perchè allo stesso tempo al nemico offriva il gran vantaggio di conoscere la propria struttura? E dunque la facilita tattica di essere battuti?
Difatti chi conosce i nuraghe sa, che avere una discreta conoscenza in una qualsiasi struttura nuragica……permetterà successivamente in modo naturale e mentale di orientarsi molto facilmente in tutte le altre ……siano queste del sud ,del centro o del nord Sardegna.

Tutto questo e strabiliante ……..e se pur guerre ci sono state i nuraghe niente avevano a che fare essendo loro il culto riconosciuto e fedele di tutta la popolazione nuragica. La loro presenza ai giorni nostri e la pura e nitida testimonianza.

I custodi delle torri sicuramente era una classe di alto prestigio come i sacerdoti del culto architetti saggi,sciamani inclusa anche la magia
Questi erano i custodi del sapere che emanavano e custodivano le leggi di natura civile,religiosa,astronomica e l’intellettualità scientifica la matematica e la geometria

Per edificare queste strutture nuragiche di fattura ciclopica e astronomicamente allineate doveva pur esserci uno sforzo colossale di energie coinvolgente numerose persone.
Se la guerre fra clan o culture diverse fosse esistita, sicuramente avrebbero pensato di difendere la medesima proprietà con tecniche di difesa diverse e più mirate .Uno ad esempio e non esporsi con l’evidenza….i nuraghi lo sono……..ma ricorrere ad altri sotterfugi tattici ( fossati,cortine lignee belliche e altro )

La convinzione è che tutta la civiltà nuragica si è svolta in un ambiente” quasi” pacifico.
Poiché in un ambiente che vive uno stato di guerra non si Costruisce. Anzi alimentano la distruzione dello stato delle cose, si eclissano l’arte e l’evoluzione si soffre la fame e quanto altro.

La scissione dei nuraghi tempi o fortezze è stato creato dagli scavi archeologici di Barumini e di Santu Antine di torralba ; la disposizione la forma dei loro ambienti nel loro interno hanno conferito a certe tecniche di costruzione nuragiche un collegamento di idee militari,belliche.
A Santu Antine i militaristi vedono le finestrelle lungo ai corridoi come feritoie difensive….non sono altro che l’ingegno architettonico nuragico di aerare e illuminare lo stesso ambiente.
I mensoloni di basalto di Barumini li hanno battezzati come delle sporgenze in cui compiere atti bellici ma altro che non erano che dei semplici decori di abbellimento e una enfatizzazione della sommità della torre. Una nicchia architravata posta all’ingresso la itrpretano come un garitta e posto di guardia .
Lo spessore murario dei nuraghi viene interpretato come una sorta di protezione dai colpi di ariete che il nemico poteva esercitare ma altro non è che l’elemento necessario per sorreggere le forti spinte strutturali generate dalle torri….e così via .
Le interpretazioni Militare associate alla struttura nuragica sicuramente a molti punti deboli non sono una certezza.

Il ruolo di un nuraghe costituisce l’insediamento del territorio del suo proprio villaggio concretizza la situazione specifica,il punto di riferimento civile, religioso,astronomico, attorno all’ambiente .alle sue fonti alla sua fauna. Rappresentando la mirabilia, unicità la simbolizzazione delle genti che edificarono tale monumento. E il rapporto divino della terra con il cosmo celeste ,queste costruzioni erano sicuramente dedicate a un Dio rivolte al Sole e la Luna e la varie costellazioni. Difatti e riscontrato che eventi astronomici e allineamenti si fondono con l’architettura nuragica.
Eventi spettacolari a mezzo orientamento astronomico:
Nuraghe Orolo Il foro praticato nel pavimento del primo piano permette al sole solstiziale di illuminare la base della sala del piano terreno lo stesso succede al nuraghe Is paras
Nuraghe Losa è perfettamente orientato dai punti in cui sorge e tramonta il sole in entrambi i solstizi mentre nuraghe Barumini e contrapposto lui è orientato verso il punto in cui tramonta la luna nel lunistizio maggiore meridionale.
Nuraghe Aiga, al piano superiore il sole al solstizio d’estate un fascio di luce attraversa la sala andando a colpire ed illuminare perfettamente la nicchia frontale all’ingresso.
Torri nuragiche allineate nel territorio di Logoro collimerebbero esattamente col quadro della costellazione dell’Orsa Maggiore….

La Marmora ….circa due secoli fa raccontava…..Taluni nuraghi contenevano delle spoglie umane dentro le nicchie della torre principale.
L’incubazione a livello terapeutico era molto praticato in Sardegna……
Aristotele affermava che in Sardegna in queste tombe c’erano sepolti degli eroi, presso la cui, la gente che voleva liberarsi dagli incubi ,usava dormire accanto a esse per diversi giorni. Questo potrebbe confermare l’ipotesi che nelle nicchie contenessero salme di personaggi importanti dell’epoca.

Di conseguenza il nuraghe Tempio del popolo sardo……ci voglio credere!!



Salude e paxi.

domenica 17 febbraio 2008

Contaminazioni spezzate della civiltà nuragica.Lo schiaffo del mar Mediterraneo


Quarta recensione del socio Sandro Garau

Misteri e Supposizioni

Contaminazioni Spezzate della Civiltà Nuragica
Lo schiaffo del mar Mediterraneo.


La prepotente originalità e architettura della civiltà Nuragica non trova riscontro nell’ambito delle altre civiltà antiche del mediterraneo.
La diffusione capillare in tutto il suolo della Sardinia attraverso il prestigioso e monumentale Nuraghes, le misteriose Tombe dei giganti,i suggestivi Templi e Pozzi Sacri, Dolmen ,Menir,villaggi e città Shardana, consacrano e testimoniano la nazionalità intera, unica e autoctona di questa civiltà Nuragica.
Nonostante la miriade ( ma ancora insufficienti ) di scavi, scoperte e studi avanzati (soprattutto anche da ricercatori non professionisti ) l’età Nuragica si presenta come non mai in una crescente e fervido blocco omogeneo di forte identità. Atto ad occupare ben presto il giusto privilegio, nel periodo storico 1900-900 a. C. per conciliare il preciso equilibrio e potenza, che questa ineguagliabile civiltà ha esercitato nel mediterraneo intero e terre oltre oceano.

Tuttavia esistono ancora riferimenti, numerose incertezze e tematiche da risolvere.

Nella ricostruzione Storico Culturale, ho occorso far luce sull’assenza di contaminazione nel Sud della Sardegna, di alcune culture. Le più eclatanti sicuramente sono quella della ceramica a “pettine “ e della tipica costruzione della tomba dei giganti con stele centinata, rispetto alla stessa largamente diffusa invece nel Centro e Nord Sardinia.
Un altro aggancio a questi quesiti è il Nuraghe Diana nel territorio Quartese. L’imponente opera che si attesta tra i nuraghe di tipo complesso Trilobato,inquadrato nel fase storico cronologica tra il bronzo Finale e la Prima età del Ferro 1300-1100 a. C. Presenta la parte finale del tholos Mastio ricostruito in una fase più recente all’intera opera.

Una possibile risposta a questi due interrogativi…..in questo incastro storico………

Si potrebbe ipotizzare che nel periodo storico cronologico dal Bronzo Antico alla Prima età del Ferro,in un preciso passaggio, nell’ordine di un secolo ci sia stato un collasso di causa maggiore. Interrompendo inevitabilmente i rapporti di consuetudine di questa civiltà.

Un cataclisma marino databile 1200-1100 a. C. provocò un innalzamento delle acque che inondò le coste e il campidano della Sardinia.

Questa sorta di maremoto inghiotti le città shardana insediate nelle coste e numerosissimi Nuraghes, e altre strutture megalitiche nuragiche. Esse sono li che aspettano pazienti, sepolte dal fango,in un lungo letargo, ma mai dimenticati dalla Memoria ferrea e lo spirito libero del popolo Sardo.
Dallo stesso fango, che il mare a sepolto in gran parte questa civiltà, risorgerà per testimoniare la loro grandezza e fierezza. Il destino è prossimo ad infliggere e mutare concettualmente la storia classica conosciuta.
Il cataclisma Marino dunque interruppe il proliferare della cultura sardo nuragica. Cessando così inevitabilmente il processo di contaminazione naturale, che normalmente avveniva in tutto il territorio della Sardegna.
A questa causa maggiore indusse un parziale esodo di massa dei popoli sardi verso la penisola Italica ( Lazio Toscana ) e altre terre già conosciute nel Mediterraneo come Egitto e la stessa Grecia. Molto probabilmente il popolo sardo alleato con gli altri popoli di navigatori devastarono a ferro e fuoco la dove si insidiavano. Lasciando tracce indelebili nella storia dei grandi eroi del Mediterraneo.
A col tempo i sardi rifugiatesi nelle pendici del cuore della Sardegna, si stringevano forti del loro coraggio, conservando la loro identità integra nei suoi valori.

La cultura e la civiltà nuragica ancora oggi vive.


Deu seu sardu cumenti a su dirittu prusu antigu s’orgogliu nostru.

martedì 5 febbraio 2008

Il Nuraghe........Il Tempio del Popolo Sardo


PrimaRecensione del socio Sandro Garau

Ipotesi e studi sugli innumerevoli siti nuragici visitati

Il nuraghe…..Il tempio del popolo sardo.


La civiltà nuragica della Sardegna è strettamente legata incondizionatamente al proprio territorio. Il suo sviluppo nelle costruzioni megalitiche come le torri nuragiche,dolmen, tombe dei giganti, domus de janas,pozzi e templi sacri è talmente vasto e capillare in tutta la regione; che la supposizione suscita un’immediata riflessione. Che personalmente è mutata in una solida realtà . La Sardegna in tutto il quadro cronologico della civiltà nuragica dell’età del bronzo 1700-900 a.c. è stato il centro incontrastato del mediterraneo una civiltà unica autoctona ed evoluta. La stessa civiltà rifletteva ed influenzava su tutta l’Europa ed oltre.
I nuraghe non erano una costruzione per la difesa bellica o abitativa cosi come professano studiosi sardi e non.

Il nuraghe è una costruzione a carattere religioso,tecnologico scientifico e astronomico.
Il tempio del popolo nuragico.

La stessa costruzione racchiude perfettamente tutti questi parametri.
Il nuraghe è una espressione armoniosa della geometria ,il cerchio il quadrato il triangolo il rettangolo la spirale, convergono in un progetto a dir poco stupefacente. La matematica è tangibile nel misurare ,calcolare un edificio ciclopico di tale fattura. Si completa poi con la conoscenza astronomica, i nuraghe di fatto possiedono un puntamento geografico e astronomico, conoscono i solstizi invernali ed estivi e le fasi lunari, si ipotizza anche che i masti producessero con le loro ombre i meridiani.
Le sue torri pronunciate verso il cielo svettanti e maestose sono il congiungimento spirituale della terra e il cosmo celeste. Il nuraghe è un luogo di culto dove -convergono i dottori , gli sciamani i costruttori , gli astronomi di allora i quali custodivano ed emanavano la loro conoscenza a protezione delle genti del proprio villaggio e di tutto il territorio.

L’intero territorio comunicava come una rete telematica , con un apparato efficiente atto a diffondere comunicazioni da una parte all’altra della Sardegna. Secondo la mia teoria anche in tempi molto lesti nell’ordine delle 20 ore ( dal sud al nord Sardegna ) .

L’essere solidale è un potere del popolo sardo.

Comunicare al resto della regione intera avvenimenti avversi,chiamate religiose, civili o belliche,per la civiltà nuragica era importantissima.

Durante le innumerevoli escursioni in visita ai nuraghe è facile constatare che i costruttori nuragici edificavano il nuraghe posizionandolo molto strategicamente; su pendici,crinali delle montagne sulle colline e vallate, orientati sempre in modo da scrutare il mare, la vallata sottostante o le altre montagne sull’entroterra e il vedersi al col tempo tra tutti i nuraghe stessi.
In pratica il nuraghe non nasce mai isolato lo stesso può essere protetto da altri o comunicare visivamente con siti nuragici a notevoli distanze , in sostanza di un altro villaggio.



Il metodo di comunicazione è chiaro ,è la stessa torre una immensa e pronunciata canna costruita in pietre ciclopiche con una abilissima tecnica di sovrapposizione senza l’ausilio di malte . Che potevano svettare anche più di venti metri di altezza ( irriproducibile nei giorni nostri ). I nuraghe di fatti, una volta costruito veniva ricoperto di frasche e legname all’interno e all’esterno , veniva bruciato per una intera giornata e immediatamente dopo spento con getti d’acqua . Anche questa operazione occupava un’intera giornata. E’ presumibile che a questa iniziativa partecipassero gli interi villaggi della zona come un solenne e rispettoso rito. Tutto questo permetteva che le pietre sovrapposte l’una all’altra si plastificassero in un’ unica compatta struttura.

I protosardi sapevano che le loro torri erano per sempre.

Di conseguenza il rapporto di accender fuochi all’interno continuava negli anni avvenire non soltanto per incrementare che la struttura divenisse sempre più massiccia ma anche per scopi, come su accennato, di Comunicazione.

Segnali di fumo il verbo dei sardi, silenzioso tacito come l’indole dei sardo stesso.

I nuraghe adibiti nella comunicazione a segnali di fumo erano sicuramente quelli adibiti a fucina per la fusione dei metalli ( stagno rame ) per forgiare la lega del bronzo per la produzione di armi strumenti di lavoro i classici bronzetti e altre rappresentazioni votive.
Per adattare la torre a questo tipo di mansione veniva rimossa la pietra apicale ( la chiave ) che chiudeva la falsa volta della camera della torre per consentire la fuori uscita del fumo. La tipica costruzione garantiva un tiraggio naturale. Facendo uscire il fumo ad intervalli controllati , dalla bocca citata , si esercitava un codice, un linguaggio , probabilmente anche supportato dallo stesso colore a volte bianco o nero del fumo, si completava l’istruzione del linguaggio .
Esso trasmetteva da villaggio a villaggio da montagne a montagne, da montagne a vallate. A sua volta gli altri nuraghe soggetti a questo incarico , rispondevano o riproducevano la notizia ad altri territori fino ad espandere i messaggi in tempi brevi in tutta l’isola.

In un complesso nuragico polilobato la torre che era assegnata a questa mansione era sicuramente una torre minore. In pratica la torre maggiore occupava altre funzioni , come quella della incubazione per le guarigioni fisiche e spirituali ,raduni di consigli capitribù o assemblee per lo sviluppo dei poteri scientifici astronomici e religiosi.
I- siti dove si presentano più nuraghe a carattere costruttivo mono torre in un territorio limitato,esibiscono un nuraghe maggiore altri ubicati a corona dello stesso e altri ancora posizionati a protezione come il caso del sito Orixeddu .
In questa situazione il nuraghe adibito al compito di fucina e comunicazione è sicuramente il nuraghe Orixeddu II . Difatti nel nuraghe ancora oggi , all’interno si possono trovare scorie di fusione metalli. Nella stessa camera del tholos si può osservare che il fascio murario esistente presenta l’indizio che è stato sottoposto a temperature molto elevate.

Il tamburo ripetitivo e capillare in tutta la Sardegna per la trasmissione dei Segnali di Fumo è composto da circa 8000 nuraghe censiti senza considerare quelli ancora sepolti.

Una macchina sbalorditiva che consolidava tutta la popolazione e la civiltà nuragica in un unico spirito.

Deu seu sardu cumenti su dirittu prusu antigu s’orgogliu nostru.

L'insostenibile eredità della civiltà Nuragica


recensione del socio Sandro Garau

Immagini, Sensazioni, Impressioni.

L’insonstenibile eredita della civiltà Nuragica



La civiltà Nuragica è una tra le più affascinanti e misteriose civiltà del Mediterraneo.
Il lungo periodo in cui si svolse la civiltà Protosarda,si estende dall’età del bronzo antico a quella del Ferro; chiamata comunemente e tradizionalmente Nuragica.
Con questo nome si identifica l’appariscente e singolare fenomeno architettonico, delle costruzioni megalitiche a Torre il “ NURAGHE “.
Nella lingua sarda è chiamato è identificato con diversi appellativi ,come Nurake, Nuraci,, Nuraki, Nuraxi, Nuracu e tanti altri.
Questo monumento diffonde tutta la capacità tecnica costruttiva, la forte organizzazione e aggregazione sociale.
Nel territorio regionale sono presenti oltre 8000 Nuraghi ( quelli conosciuti ). Sorprendentemente capillare e ramificato in ogni angolo della Sardegna.
Nel susseguirsi dei secoli il popolo sardo Nuragico assicurò la continuità nelle costruzioni megalitiche nuragiche, creando e affermando una grande e peculiare Tradizione Culturale in tutta la storia civile, di questo ineguagliabile popolo.
L’ingegneria architettonica del Nuraghe e l’icona cristallina di una civiltà evoluta.
La costruzione è ricca di contenuti e riferimenti Spirituali, Astronomici, e Materiali, identificandosi come il prestigio Nazionale Sardo.
La civiltà Nuragica ha fatto si che il segno distintivo del “ Nuraghe “ fosse il punto di riferimento assoluto, la costante essenziale, lo specifico spirito dell’etnia sardo nuragica.
Considerando le migliaia di monumenti tra Nuraghe, Villaggi, Tombe dei Giganti, Dolmen, Pozzi Sacri, maestosi e incantevoli nella loro apparenza. Diffusi in tutto il territorio dell’isola come parte integrante della terra stessa. La civiltà Nuragica realizzo il centro più Moderno, Evoluto e Urbanizzato del Mediterraneo.


I Nuraghi suscitano,risvegliano, fin dai tempi antichi all’ignaro comune visitatore, un senso di stupore e di mistero. Una sorta di rispetto, di riverenza e palpabile timore, come quando allo stesso modo si visita un’imponente cattedrale Cristiana.
Immergersi dentro a un nuraghe e come nuotare in un mare energetico. Si avverte immediatamente un senso di benessere e protezione.
Visitando gli innumerevoli siti archeologici Nuragici si ha la sensazione di penetrare in un’altra dimensione. Il tempo è come se rallentasse o invertisse il moto.

La dinamicità di tutte le cose, segue inevitabile, l’assetto dei tempi lunghi della Natura.

Anche la religione Cristiana ha dovuto subire un arresto lento , nel loro processo di divulgazione Evangelica.
( L’unico invasore non belligerante che si insinuò nei secoli in tutto il territorio ).
Si può osservare nel suolo Quartese ,cosi come in tutta l’Isola, che il Cristianesimo iniziò la sua Evangelizzazione nei Villaggi, nei siti Nuragici e Templi Pozzi Sacri, dove da millenni il popolo sardo si riuniva per espletare e celebrare i loro riti e culti Nuragici. Di forte partecipazione e devozione.
Per la cristianità era consono compiere un avvicinamento pacifico, amichevole e soprattutto rispettoso. Di fatti edificavano le loro umili Chiesette campestri a ridosso degli stessi Nuraghe e talune volte sui ruderi di antichi villaggi o costruzioni Nuragiche.
Il lungo lavoro paziente di predicare il cristianesimo, a causa della forza maggiore di questo antico e fiero popolo, si protrasse per un lungo periodo. Per cui è stato inevitabile l’influenzamento reciproco. Una mescolanza delle due Religioni.

Ancora oggi in tutta la Sardegna si celebrano Riti e Feste combinate tra il Sacro e” Profano “.

Il Profano in questo caso ha una forte Eccezione, visto che stiamo citando la misteriosa spiritualità dei culti e riti del popolo Sardo Nuragico, che influenzava tutta l’isola fin dal 3000 a. C. E ancora oggi con ostinazione e con vigore latente, contrasta e allo stesso modo sostiene la religione Cristiana.

Non è un azzardo pensare oggi, che la civiltà Nuragica sia effettivamente scomparsa. Credo invece che astrattamente echeggia nella nostra madre terra, nello spirito, e nell’anima di questo Genti.
I Sardi inconsapevolmente sono gli originari successori ,custodi e preservatori di questa gloriosa Etnia.
Le caratteristiche che contraddistinguono la gente e il territorio Sardo sono molteplici e di mirabile unicità:
La singolarità del carattere; introverso con forte primitiva personalità . Oltre all’essere attento, riflessivo, taciturno con una ineguagliabile Ospitalità .
L’attaccamento morboso e l’amore della propria terra.
Un habitat incontaminato con l’inconfondibile profumo della macchia mediterranea. Il clima mite, quasi statico, dalle mille primavere. Le coste e il mare meraviglioso e cristallino che ha pochi raffronti al mondo.
Le tradizioni feste e canti popolari di notevole interesse storico culturale.
La lingua sarda;unica,misteriosa e colma di contenuti storici antichi.
Gli usi e costumi colmi di fascino e splendore con riferimenti e segni storici arcaici.
L’artigianato è di forte attrazione e rara bellezza.
La gastronomia ;semplice genuina e prelibata e che dire poi dei vini del pane e dei dolci . E tanto ancora.

( Volutamente questo paragrafo soprascritto è privo di dettagli specifici e approfondimenti. Affinché io medesimo e lo stesso lettore possa incrementare, il proprio desiderio nella ricerca e allo studio delle proprie origini.)

L’Insostenibile Eredità Nuragica è sostenuta con fierezza e nobiltà, conservata nell’Eccelsa Memoria sarda, tramandata da generazioni in generazioni, più vigorosa di mille libri.

Ancora oggi in questa antichissima terra è soggetta da parte di ricercatori, storici ed archeologi, a degli studi e interpretazioni più mirate.
Affinché in tal senso si possa restituire definitivamente una più consona e gloriosa Identità, disposta nello spazio storico compreso tra l’Età del Bronzo Antico a quella della Seconda Età del Ferro.
A questa misteriosa e inimitabile Civiltà Nuragica che in tali secoli dominò e strazio tutto il Mediterraneo e Terre oltre oceano. Diffondendo Modernità e civiltà.

Gli stessi Greci e altri popoli li appellarono” Civiltà del Bronzo, la Civiltà dei Grandi Eroi “

Sa beridari nostra esti allogara finzasa, in’is fueddus antigusu, imperausu immoi offenditi

Caddotzu____lurido ,sporco. Significa invece SANTUARIO
Babballoti___insetto nero schifoso. Significava UOMO della VITA
Karramatzina___cianfrusaglie senza valore. Segnalava il CULTO che il sacerdote istruiva
Mustaione_____ spaventapasseri. Appellativo del DIO delle ACQUE
Maragaddai___(Mussigallone,Maskatzu,Fadali ) Demone. Anticamente nominava il SACERDOTE del POZZO SACRO.

Deu seu sardu cumenti a su dirittu prusu antigu,s’orgogliu nostru.

Il popolo sardo navigatore i Precursori dei popoli del mare


Seconda recensione del socio Sandro Garau


Ipotesi e opinioni a quesiti sul popolo sardo nuragico.

Il popolo sardo navigatore i Precursori dei popoli del mare


Sul Mediterraneo qualcosa stava cambiando, un orda di popoli emigrarono dall’Asia minore alla ricerca di altre terre intorno al 2300-2000 a.C. Mossi da una carestia che logorava per più di 300 anni le loro terre.
Si presuppone che nel periodo intorno al 2000-1700 a. C. genti asiatiche giunsero in Sardegna. Ma è proprio qui, in questa isola ,che il popolo asiatico ebbe una nuova origine. Si forgiò inaspettatamente una prodigiosa e lenta fusione del popolo Asiatico col popolo sardo nuragico.( quelli abitanti intorno alle coste e sud Sardegna eccetto i sardi nuragici dell’entroterra) Miscelando i loro usi e costumi il loro culti e conoscenze le due etnie accrebbero reciprocamente la loro potenza negli armamenti, l’evoluzione tecnologica,i culti religiosi e l’arte nella navigazione bellica ma sopratutto commerciale.

Diventando famosi in tutto il Mediterraneo col nome mito dei Shardana.

Il popolo sardo di navigatori già tracciava rotte sulla penisola Italica e Iberica attraverso i secoli del 3000-2300 a.C. Essi sono identificati come gli abitatori delle isole sarde. Gli antichi li chiamavano Eraclidi Tyrsenoi,Tirrenidi. ( Costruttori di torri .I sardi nuragici erano gli artefici assoluti.)

Prima Ipotesi

La premessa e la sostanza è, che il popolo asiatico agli esordi di immigrazione in Sardegna si trovarono di fronte ad una terra sorprendente, organizzata politicamente e religiosamente in possesso di tecnologie e conoscenze astronomiche. E per concludere abili uomini di mare ed espertissimi navigatori.

E’ giunto il momento di screditare definitivamente che i sardi nuragici abitassero solo all’interno dell’isola. E impensabile e irrealistico che per millenni un popolo isolano non abbia mai sperimentato l’idea e l’arte del navigare.

A credito della loro fama il popolo asiatico abili navigatori ma soprattutto spietati guerrieri come le storia insegna avrebbero dovuto mettere a ferro e fuoco l’intera isola con tutti i suoi abitanti per consolidare il loro dominio e conquistare l’assoluta autorità in questa terra.

Ma cosi non fù . E non poteva mai essere.

Proprio a causa che questi popoli asiatici colpiti da una tremenda e lunga carestia,si sfaldarono e si disgregarono chi per mare chi per via terra alla ricerca di nuove terre più ospitali. Ecco perché non di certo avrebbero potuto avere una flotta potente per il trasporto di forti truppe e vettovaglie. Una carestia che logora 300 anni una popolazione la indebolisce su tutti i fronti.
Il popolo asiatico approdò debole e disorientato. Non ci furono atti bellici perché non avrebbero potuto, preferendo così una più consona alleanza. Il popolo dei sardi nuragici li accolse prestando asilo sulle nostre coste gia attrezzate di porti , quieto vivere e fiorenti attività commerciali. Con le loro migliaia di costruzioni di Nuraghi,villaggi.dolmen,pozzi sacri costruzioni ciclopiche, resero l’isola il centro più evoluto e urbanizzato del mondo.

L’ospitalità dei Sardi è ancora pregna nel nostro DNA.
La sottomissione invece per chi conosce la storia sarda ( quella vera ) non si associa a l’essere
sardo, che ambisce ancora oggi che la Sardegna sia una Nazione unita.

Seconda ipotesi

Col trascorrere del tempo altre ondate di immigrati del popolo asiatico arrivarono in Sardegna molto probabilmente accompagnati dallo stesso popolo sardo di navigatori. Quello che antichi battezzarono per la loro fama con nomi come Teresh, Tyrsenoy, Tirrenidi, Etruschi ( e qui ci sarebbe da aprire un lungo capitolo ) non erano niente altro che il popolo sardo di navigatori. Essi dominavano il mar Tirreno e il mar mediterraneo occidentale occupando la penisola italica allargandosi nella penisola Iberica e Francia e triangolando ovviamente con la loro terra d’origine la Sardegna.

Dunque è facile ipotizzare che il popolo asiatico navigatore prima di giungere in Sardegna si siano prima incrociati e conosciuti nel sud Italia e Sicilia o nel versante occidentale della penisola Italica stringendo forse da subito una alleanza. Accomunati della stessa arte del navigare e dall’essere indomito e conquistatore.
E in Sardegna realizzavano la loro base che in tutto il periodo cronologico dell’età del bronzo dal 1700-900 a.C. straziarono tutto il mediterraneo. Alleandosi con gli altri popoli del mare Tjeker, Likku, Libu, Shakalasa, Phelets, dominavano e insidiavano a più riprese terre come la Grecia, l’Egitto e le altre coste del mondo conosciuto.

Il millennio dai mille interrogativi.

Gli storici datano il secondo diluvio universale nel 3200 a.C che inghiotti la Sardegna meridionale .L’attuale pianura del Campidano un’enorme bacino situato sotto il livello del mare fu letteralmente inondato. Il popolo sardo nuragico resistette a questo flagello sulle montagne dell’entroterra. Le loro torri innalzate al cielo non mostrarono certo la bandiera bianca .Ne succedettero altre più fiere alte e maestose a placare l’ira della Dea Madre.
Di conseguenza non credo proprio che la civiltà nuragica che i greci identificavano col nome di Feaci i Costruttori dei nuraghe potesse essere scomparsa .
Penso invece ad una evoluzione che nel millennio dal 3200-2300 a.C. i sardi nuragici diedero inizio alla ricerca di scafi più robusti e veloci e al perfezionamento della tecnica di navigazione.

La comunità sarda nuragica si impegnava a far fronte ad un possibile esodo di massa se il mare non avesse cessato la sua ira.

Il popolo che traghettava intorno all’isola, imposta la rotta, volgendo la prora dei suoi scafi a Oriente e a Occidente. andando ad occupare la penisola Italica e Iberica .Alla ricerca di una ipotetica terra facoltativa ospitale e sicura. Il terrore la furia che il mare aveva esercitato ormai era una cicatrice incancellabile nella mente e nello spirito dei sardi nuragici.
Lasciando tracce documentate e indelebili dei costumi, usanze,arte e culti sardi là dove si insidiavano. Avviando processi e progressi nello sviluppo ,cultura, e modernità.

E’ possibile che i sardi navigatori fossero i precursori dei popoli del mare.

I sardi nuragici abitatori sulle montagne dell’entroterra preservavano pura e integra la loro razza ed etnia. Conservando i loro riti e culti spirituali,le loro conoscenze tecnologiche e astronomiche.
Essi erano il punto di Equilibrio e il Benestare di tutti i popoli del mare che operavano intorno alle coste e nel meridione della Sardegna,grazie al fatto che interagivano con il popolo sardo di navigatori nel rispetto di una buona alleanza.
Tanto quanto si può affermare, che i popoli del mare insidiati nell’isola Shardana in testa, “pagavano” una sorta di dazio e devozione, con offerte e doni materiali e votivi ,verso quella etnia che a tutto diede Inizio………..Il popolo sardo nuragico.


DEU SEU SARDU CUMENTI A SU DIRITTU PRUSU ANTIGU S’ORGOGLIU NOSTRU